Urania 1058 -Ultima Genesi by Octavia Butler

Urania 1058 -Ultima Genesi by Octavia Butler

autore:Octavia Butler [Butler, Octavia]
Format: epub
pubblicato: 2010-01-15T14:00:00+00:00


2

— Vattene via! — disse Tate Marah, appena aprì gli occhi. — Chi sei? Cosa combini?

— Cerco di metterti addosso i vestiti — disse Lilith. — Puoi farlo da sola, se te la senti.

Tate cominciava a tremare, a reagire al Risveglio dallo stato di animazione sospesa. Era sorprendente che fosse riuscita a pronunciare poche parole coerenti prima di cadere preda della reazione.

Tate si raccolse strettamente in posizione fetale ed emise un gemito. Boccheggiò diverse volte, inghiottendo aria come avrebbe inghiottito acqua.

— Merda! — mormorò qualche minuto più tardi, quando la reazione cominciò a svanire. — Oh, merda! Non era un sogno, allora.

— Termina di vestirti — le disse Lilith. — Sapevi benissimo che non era un sogno.

Tate alzò lo sguardo su Lilith, poi si guardò il corpo seminudo. Lilith era riuscita a infilarle i calzoni e una manica della blusa, ma agitandosi negli spasimi della reazione, Tate se n'era liberata. Raccolse la blusa, l'indossò, e in un attimo scoprì come chiuderla. Poi si girò a osservare in silenzio Lilith che richiudeva la pianta, apriva la parete, e vi faceva sparire il vegetale. Qualche istante dopo, l'unico segno rimasto era una macchia sul pavimento, ormai quasi asciutta.

— Nonostante quello che hai visto — disse Lilith guardando in faccia Tate — sono anch'io una prigioniera, proprio come te.

— Piuttosto, la persona di fiducia — disse piano Tate.

— Esattamente. Devo Risvegliare almeno altre trentanove persone, prima che a uno solo di noi sia permesso di uscire da questa sala. Ho scelto di cominciare con te.

— Perché? — Tate aveva un incredibile sangue freddo, o così pareva. Era stata Risvegliata solo due volte in precedenza, la media per chi non era stato scelto per parentare un gruppo, ma si comportava quasi come se non succedesse niente di insolito. Lilith provò un senso di soddisfazione per una scelta ben fatta.

— Perché ho cominciato con te? — disse. — Perché mi sembravi la meno incline a uccidermi, la meno incline a crollare, e la più incline a darmi una mano con gli altri, via via che si sveglieranno.

Tate sembrò riflettere su quelle parole. Giocherellò con la blusa, esaminando il modo in cui i due lembi di stoffa aderivano uno all'altro, il modo in cui si aprivano. Esaminò anche la consistenza del tessuto, aggrottando le sopracciglia.

— Dove diavolo siamo? — chiese.

— Un po' oltre l'orbita della Luna.

Silenzio. E poi: — Che cos'era quella specie di grossa limaccia verde che hai spinto dentro la parete?

— Una... una pianta. Coloro che ci hanno catturato... che ci sono venuti in soccorso... la usano per mantenere la gente in animazione sospesa. In quella che hai visto c'eri dentro tu. Ti ho tirata fuori io.

— Animazione sospesa?

— Per oltre duecentocinquant'anni. Adesso la Terra è quasi pronta ad accoglierci di nuovo.

— Torniamo sulla Terra!

— Sì.

Tate lasciò vagare lo sguardo nella stanza vuota. — Dove?

— In una zona del bacino amazzonico. Nella foresta tropicale. Le città non esistono più.

— No, non pensavo che esistessero ancora. — Trasse un respiro profondo. — Quando ci danno da mangiare?

— Prima di Risvegliarti ho preparato del cibo in camera tua.



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